Cara Letteratura

Cara Letteratura, 
cosa farei senza di te! Cosa avrei fatto? Cosa avrebbero fatto molti? Anzi, cosa farebbero tutti senza di te? Purtroppo, si vede ogni giorno di più che cosa faremmo senza di te. Pian piano sei passata in secondo piano: nei programmi di scuola, nell’interesse generale, nelle vite di molti. Eppure, sei davvero fondamentale. Non lo dico solo perché io, personalmente, ti sia molto affezionata, ma perché riconosco la tua profonda utilità. Un certo Umberto Eco un giorno disse che chi legge vive mille vite: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia e c’era in mille altri scenari diversi, tanti quante sono le storie esistenti; chi legge, dunque, fa esperienza di vite diverse, che non gli appartengono ma che vengono comunque profondamente sentite attraverso i sentimenti. È effettivamente conveniente vivere una vita sola, quando ne puoi vivere milioni?
Letteratura, tu non insegni come funziona un circuito elettrico, né per quali leggi la Terra giri intorno al Sole, ma insegni emozioni ed esperienze, insegni l’amore, l’odio, la vendetta e l’elenco è ancora lungo…
Sapere come risolvere un’equazione complessa per cui sia possibile costruire un ponte sospeso è assolutamente utile, ma è necessario che tutti sappiano come si fa? Sapere come si ama e come si odia però è utile per tutti! Anche per quelli che costruiscono razzi per la luna. 

Cara Letteratura, servi proprio a chiunque. Grazie a te impariamo cos’è la sensibilità, facciamo esperienza di tutto lo spettro emozionale e conosciamo l’empatia. Quando Antigone si dispera per la morte del fratello, capiamo cosa significhi perdere un parente anche senza che questo davvero succeda; quando Werther si strugge per amore, sentiamo il suo sentimento pulsarci nelle vene, mentre nel mondo reale nulla succede. 
Attraverso te, Letteratura, è come se facessimo milioni di esperienze interiori, senza che queste esistano davvero nel mondo esteriore. Impariamo dalla vita senza vivere direttamente. Non è meraviglioso? Nient’altro ci permette di neutralizzare lo scorrere del tempo e vivere dentro milioni di esistenze diverse; il tutto per la breve durata di una storia. 
Mentre la Fisica parla di natura e la Matematica di numeri e logica, tu parli dell’uomo e della sua vita interiore, di cosa lo definisce tale e di cosa lo fa allontanare dalla sua umanità; parli di sogni, speranze, felicità e tristezza: insomma, parli della Vita intera.

Non solo sei un’insegnante eclettica, ma, almeno per me e per qualcun altro, sei anche un’amica. La più cara. Non mi hai mai delusa nel momento del bisogno e, delicata e dura, sei stata sempre presente.
Eppure, non sono la prima a scrivere di te in questi termini. Mi ricordo di Machiavelli e del suo epistolario; nella lettera che scrisse il 10 dicembre 1513 descrive la sua dura giornata e le sue vesti infangate, ma quando entra nel suo studiolo, niente importa più. Il grande autore dialoga con te, Letteratura, e ti fa molte domande: tu hai sempre la risposta. Non lo hai lasciato solo quando era solo e lo hai reso felice quando era triste. Beh, posso dire di capire molto bene questa sensazione. 
Sì Letteratura, questa è una lettera d’amore. Un amore inestinguibile, antico, che si tramanda di generazione in generazione. Avremo sempre bisogno di te, come ne abbiamo sempre avuto!
Anche se molti ti abbandonano, tu non ci abbandoni mai. 

Cara Letteratura, ti voglio bene. 

Laura

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