Si è conclusa la quarta edizione del concorso poetico bandito da Bottega di idee e ideato da Federico Foppoli con l’aiuto di Benedetta Carrara.
Una bella opportunità per mettere al centro la poesia, grazie alle voci di ventidue poeti che si sono cimentati in questo concorso condividendo ciascuno da un minimo di uno a un massimo di dieci componimenti. La giuria, composta da Diana Manea, Paolo Zanardi e il sottoscritto, si è spartita il compito delicato di selezionare tra le 152 poesie ricevute la rosa delle più meritevoli di premiazione. Il confronto tra i giudici ha tenuto conto della grande varietà di temi e stili proposta dai partecipanti. Senza contare anche la notevole diversità anagrafica dei vari concorrenti – si va dai 17 ai 69 anni. Elementi che hanno conferito al lavoro di selezione ricchezza e stratificazione. Tutto reso più facile – almeno per me – dalla sensibilità d’ascolto di Diana, attrice e lettrice navigata, e di Paolo, poeta e giudice di questo concorso l’anno passato: le (rare) divergenze e i nodi più contraddittori da sciogliere hanno incontrato una bella apertura al confronto in sede di giuria.
Per quanto riguarda invece le poesie proposte, tante le belle scoperte. Una fra tutte è stata il riscontro di vie di scrittura molto originali, al servizio della narrazione di vicende umane private. Un regalo per me leggere poesie come finestre spalancate sul mondo interiore del poeta; in alcuni casi, poesie tanto accessibili, quanto universali. A mio avviso, niente di più riuscito per il lavoro di un poeta. A questo proposito, almeno nella rosa delle migliori, risulta sempre difficile assegnare una graduatoria. Certamente il criterio di valutazione ha tenuto conto della maturità espressiva dei poeti pur sempre in relazione alla loro età. In accordo con Federico, abbiamo voluto distinguere due categorie: una under 26 e una over 26. Per le due categorie, si è poi decretata la singola migliore poesia e la miglior silloge. In aggiunta, si è voluto assegnare una menzione speciale a una giovanissima poetessa. Più in generale, dove gli aspetti metrici, stilistici e quindi formali si sono dimostrati ineccepibili, è intervenuta nella selezione di giuria un’altra componente che è quella tematica. In effetti, alcune poesie delle selezionate oltre a una notevole perizia formale hanno dimostrato di toccare con ironia e autenticità temi non facili da attraversare: la perdita di una persona cara, la vecchiaia, l’impaccio quotidiano della routine, l’incognita di quello che c’è dopo una ripartenza. Abbiamo trovato molto coerente in certi poeti l’accostamento delle poesie proposte: quasi a voler intendere una sorta di unico corpo tematico. E a maggior ragione, abbiamo tenuto conto di tale unitarietà come di un valore aggiunto.
Rispetto al discorso compositivo: poche le parole – un massimo di trenta versi per componimento; tantissime le immagini. Immagini spesso come materia viva e nitida. Nei casi più felici, una materia visiva ed emotiva abbastanza tangibile da poterci permettere di immaginare anche l’autrice o l’autore dall’altra parte del foglio. Sì, perché l’età dell’autore è stata l’unica informazione fornita alla giuria: nulla sul nome, nulla sul sesso né sulla provenienza. Ma appunto, nei casi migliori non è assolutamente servito, vista la chiarezza dei mondi evocati dalle poesie dei partecipanti al concorso. E concluderei aggiungendo che in una prossima edizione forse potrebbe anche non essere d’obbligo conoscerne l’età.
La Giuria del Concorso Poetico*
*Pietro De Nova (autore dell’articolo), Paolo Zanardi e Diana Manea