*avviso al lettore: nella versione mobile appaiono sopra le illustrazioni e sotto le poesie a cui si riferiscono (il mancato stacco fra queste non è modificabile da noi in alcun modo). Per visionarle a fianco delle stesse, ma anche per una più completa e gradevole fruizione in generale, vi basterà attivare la visualizzazione desktop – cosa che vi consigliamo fortemente per vedere le immagini a fianco del testo, posto il fatto che la visualizzazione da computer resta comunque preferibile. Specifichiamo infine che, per evitare a capo fuorvianti (nella versione desktop) rispetto agli originali, abbiamo uniformato i font delle poesie, rimpicciolendolo a seconda delle necessità. Grazie.

JFK, Alberto Bertoni (illustrazione di Michele)
Dal trenino per l’aeroporto Kennedy
intravedo i cavalli mentre sgabbiano
all’ippodromo accanto
e ne intercetto uno
nero col cappuccio marrone
freccia nel blu che ha speso
troppo presto lo slancio
Sparita la visione
costretto su un parcheggio lo sguardo
posso solo immaginarlo
ultimo e distante, passo
dopo passo barcollante,
girovago e migrante
sul traguardo
Chissà perché ti associo,
caro il mio brocco,
nella mia mente al mio disordine
attraccando come te fra un attimo
in mortale ritardo
al delirio di luci e di quadranti
pronti già a scattare
quasi all’unisono
uno dopo l’altro
fra le cancellature e i troppi
OK al volo
But if you die today
un predicatore sulla Settima ha intimato
are you so sure of Heaven?
– se muori oggi
di essere accolto in Cielo sei
proprio sicuro?
Sicuro lo sono sì e no
gli ho risposto in italiano
della volta che mi hanno lasciato
da solo sul balcone a sera tardi
davanti all’amore silenzioso
delle strade dei giochi d’ogni giorno
Circonvallazione Sud, via Salvioli, via Baraldi
perso nella sera sibilante
di zanzare e rane
E poi salvato in corner dall’alone
gialloarancio della notte
alla periferia di Modena,
verso le montagne

Comunione, Alberto Bertoni (illustrazione di Sofia)
Racconta una sera Matteo Zuppi,
il cardinale legato di Bologna,
che quando era prete a Sant’Egidio
l’ex pugile e attore Tiberio Mitri
prima di prendere l’ostia
consacrata fra le labbra
accennava la mossa
del pugile in guardia
senza dire se poi scattava
di Tiberio anche il gancio sinistro
col quale ogni giorno mandava
al tappeto anche se stesso,
risucchiato alla fine da un treno
fra Civitavecchia e Roma
un’alba d’inverno al principio
del nuovo secolo
I ricordi nel racconto un puro impiccio
al suo esistere nudo
senza direzione verso casa
fatta di Alzheimer e basta
questa incorruttibile, eterna
comunione con la strada

Metamorfosi, Alberto Bertoni (illustrazione di Bianca)
Una delle prime cose che farò
quando tutt’e due saremo alberi
sarà dimenticarti
ma senza whisky e senza psicoanalisi
No, saprò dimenticarti
donando le foglie più casuali,
ribelli, irregolari
alle schiere di passeri sui rami
e – vedrai – saprò dimenticarti
come ho già dimenticato
gli immani soffi atlantici
le diastoli e le sistoli del mare
che si tende o si apre
di sei ore in sei ore
così che ogni giorno quattro volte
avanza e si ritira
Io e te con le facce come
cortecce di rughe,
buchi da sembrare tane
e radici del buio più profonde
io e te saremo entrambi bravi
a dirci come siamo stati
portatori nel complesso sani
d’abbandoni e resistenze
E così, rimanendo tali e quali,
fruste di salici, ali
potremo all’infinito ricordarci
A cura di Anna