Caro Simone, caro Gabriel

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Simone: Piacere Gabriel, sono contento di condividere la segnalazione del Premio Bottega di idee 2022 con te. Ci separano circa venticinque anni e non so cos’altro. Quindi, ti porrò qualche domanda per capirlo meglio. Io amo scrivere mentre passeggio. È una questione di suoni e cadenze per me. I passi rappresentano una specie di tappeto musicale che danno il ritmo ai versi che, quando vengono, sono un po’ una melodia. Quando suoni e immagini si incontrano mi sento felice. È un modo di scrivere un po’ naif, ma che, in parte spiega il carattere impressionistico della mia poesia, che spesso passa da un oggetto all’altro e si ferma solo davanti al suggello della rima finale. Camminando mi capita di pensare a un lettore/ascoltatore ideale. Come funziona il tuo processo di scrittura? Hai anche tu una sorta di lettore ideale a cui ti rivolgi scrivendo?

Gabriel: Ciao Simone, qualche volta scrivo per persone speciali, ma altre volte per me stesso.  Credo, tuttavia, che sia fondamentale tenere sempre presente un identikit di lettore ideale nella propria mente. Inoltre è importantissimo comprendere i propri lettori e cosa si aspettano da noi. Per quanto riguarda il mio processo di scrittura, io generalmente butto giù un abbozzo che poi è seguito da varie stesure successive, talvolta numerose, al termine delle quali, e solo alla fine di questo processo, viene fuori la stesura finale, che considero l’opera compiuta.

Simone: Io ho iniziato a scrivere intorno ai sedici anni, dopo aver letto Tom Sayer. Mi avevano dato un debito in Scienze e la mattina, prima di studiare e andare al mare, mi ero messo a scrivere dei racconti brevi, intitolati Cercando di crescere. Ricordo ancora quel black notes arancione e darei di tutto per trovarlo. Quando li finii li battei a macchina e li diedi da leggere alla mia Professoressa di Italiano, che, inspiegabilmente, considerato il mio stile molto piano, mi consigliò di leggere Gadda e Queneau. Tu ricordi quando hai iniziato a scrivere, visto che per la tua giovane età le tue opere sono notevolmente mature?

Gabriel: Anch’io ho cominciato a scrivere più o meno a quell’età, a quindici anni, grazie a un professore che mi assegnò, come compito, di scrivere dei versi. Tra l’altro siamo rimasti ancora in contatto; anzi, lo definirei un amico, anche perché, grazie al suo compito, ho iniziato a scrivere e, sinceramente, non ho mai più smesso da allora. Lui è stato il tramite che mi ha avvicinato alla scrittura.

Simone: Ecco qualche altra domanda. Io amo mettere versi a memoria. Mi tengono compagnia e spesso, in alcuni occasioni, mi tornano in mente trasmettendomi senso. Mi piace molto l’espressione inglese di “a memoria”, cioè “by heart”? Quali sono i testi che hai imparato “by heart”? Sei mai stato ispirato dal lavoro di scrittori o artisti? Quale sarà il tuo prossimo progetto letterario?

Gabriel: A memoria, “by heart”, posseggo l’immenso sonetto 18 di Shakespeare, che per me è una grande fonte di ispirazione. D’altra parte, amo i lavori di altri poeti come Jorge Luis Borges, Samuel Noyola, P. B. Shelley, T.S Eliot e Christian Morgestern. In particolare, di Morgenstern prediligo Fisches Nachtgesang e Il monologo del serpente. Lui è un autore da cui traggo parecchio, una sorta di modello e di fonte. Senza trascurare che amo leggere i classici, come le Lusiadi di Luis de Camoens, altri autori che ritengo mi abbiano aiutato a diventare uno scrittore migliore sono Albert Camus e Oscar de la Borbolla. 
Una menzione particolare la merita la letteratura russa, in particolare quelli che considero tre suoi monumenti, quali Puskin, Dostoevski e Checov. Di Dostoevski, ha avuto un impatto fortissimo Delitto e Castigo, un romanzo che considero una pietra miliare. 
Per quanto riguarda la domanda sul mio prossimo progetto letterario, ho in mente una science-fiction sul Messico che vorrei pubblicare in una rivista americana. Sarà questo il lavoro a cui mi dedicherò prossimamente.

Simone: Ancora una domanda. Prima dicevo che camminare mi aiuta a scrivere, come ascoltare musica d’altronde o pensare, magari con spirito nostalgico, a determinate persone. Viaggiare poi è il luogo della scrittura: movimento che sento di dover fermare cristallizzandolo a parole. Come funziona invece per te? Ci sono attività come, non so, correre o viaggiare, che ti aiutano a scrivere o a essere più creativo?

Gabriel: Più di tutto leggere. Leggere e leggere.  Ma anche camminare nei grandi parchi. Camminare e respirare. Il semplice atto di rilassarsi e, un po’ per volta, lasciare andare via la pressione giornaliera che ci attanaglia.

Simone: In riferimento al processo creativo, molti distinguono gli scrittori in scrittori notturni, “notturnaboli” e scrittori di giorno. Io amo l’alba, le prime ore, magari quando gli altri ancora dormono e si sentono pochi rumori. Tu, invece, quando scrivi, in genere?

Gabriel: Voglio essere sincero. Senza avere un orario preciso, io scrivere ogni volta che ne ho voglia! Non è nemmeno questione di metodo o di sentirmi riposato o altro. Talvolta, dopo il lavoro, per lunghi periodi di tempo, intendo ore e ore, continuo a scrivere, quasi senza accorgermene. E, invece di stancarmi, per me questa attività rappresenta una sorta di relax. Anzi, per quanto mi sforzi, in assoluto non mi vengono in mente attività più rilassanti.

Simone: La letteratura, quanti benefici ci dà, perfino quella di rilassarci! A me nel corso della vita è servita come antidepressivo o come antidoto per dimenticare un amore. Trasformare un oggetto d’amore in un oggetto letterario, nel mio romanzo Sterile come il tuo amore, mi ha permesso di distanziarlo. Tu quale pensi che sia la funzione primaria della letteratura?  In che la modo scrittura ti modo ti ha aiutato nella tua vita o, magari, te l’ha proprio salvata?

Gabriel: Credo che la funzione della letteratura sia quella di mostrarci le vie più creative per conoscere noi stessi, sia interiormente che sotto tutti gli altri aspetti. La grande letteratura ci aiuta non solo a comprendere ciò che accade intorno a noi, in un senso sociologico, ma soprattutto a capire ciò che accade dentro di noi, a livello emozionale. Nel corso della vita la letteratura mi ha aiutato non tanto a diventare più esperto del mondo quanto più esperto di me stesso e, quindi, anche delle altre persone. 

Simone Consorti e Gabriel Ascencio Morales

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